La prima volta che ho visto una balena ero su un traghetto, ai confini dell’oceano Atlantico. Stavo andando dalla Francia in Irlanda, ero sul ponte e non si vedeva terra intorno, forse una vaga ombra in lontananza. Urla di meraviglia e dita puntate distolsero il mio sguardo da alcuni giocolieri che si stavano allenando a qualche metro da me. Non ricordo esattamente se anch’io puntai l’indice o se esclamai il mio stupore, ma ho ben impressa nella memoria l’energia che mi trasmise quel grande corpo che nuotava a poche decine di metri dalla nave.
Un’energia vitale, pulsante, antica come il mondo. Mi investiva con la sua Vita mentre io mi sentivo un piccolo essere, cellula di questo mondo. Chiunque abbia mai incontrato una balena può capire.
Questo è quello che è impresso nella mia memoria.
Penso che il mio percorso nel mondo della comunicazione e dell’arte sia andato parallelamente a quello del rispetto per ciò che era qui prima di noi “uomini sapienti”. Quello che c’era, che c’è e che dovrebbe esserci.
Così è nato nel 2005 Whaleless, un’idea, quella di immaginare un mondo senza balene, buttata in rete che ben presto è diventato un vero e proprio network di artisti, creativi e addetti ai lavori attraverso il passaparola e i vari nuovi sistemi di socializzazione web.
Whaleless vive dell’energia di chi vi partecipa e ne condivide il percorso umano, artistico ed ecologico; aziende, gallerie d’arte, associazioni, riviste, artisti, amici hanno fatto crescere il network fino ad arrivare alle centinaia di migliaia di accessi unici al sito (e ai social network collegati) e al tour di mostre che ha toccato nell’ultimo anno Londra, Firenze, La Rochelle, Roma e Reggio Emilia.
Whaleless è un network, la mostra Ketos 2.0 ne è l’espressione artistica più alta, l’unione di antico (da ketos deriva cetaceo, in greco antico era riferito ai grandi mammiferi e ai mostri marini) e moderno (la numerazione progressiva classica dei software) attraverso percorsi artistici site specific che uniscono tecnologia e ultime tendenze della creatività e dell’arte contemporanea.
Mentre scrivo queste parole leggo che Heike Vester, biologa tedesca che da anni vive a Henningsvaer, porto sulle isole Lofoten, nell'estremo Nord della Norvegia, afferma di aver scoperto che le balene hanno un sistema di comunicazione molto sofisticato, che sfrutta toni diversi per creare una sorta di linguaggio da loro utilizzato quando pianificano la caccia e per riconoscersi all’interno del gruppo.
La balena è un simbolo potente, il rispetto per loro, e per la natura in generale, dovrebbe essere un valore fondamentale Il suo destino è strettamente legato al nostro.
Giovanni Cervi
Ps: Whaleless è dedicato a Enzo Baldoni.
giovedì 2 luglio 2009
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